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Livio
intervenne.
Stai lì buono, Livio. Ormai non ci penso
nemmeno più.
Fosse successo a me! - replicò lui.
E sia - disse Giulia; quindi volgendosi verso
il suo amico: - Ho visto un volo a centocinquanta sterline, se prenoto adesso
non spenderei tantissimo; ma non so se sarei disposta a scendere.
Te lo pago
io. E te lo pago volentieri.
Centocinquanta sterline!!!... - esclamò
Giulia. - Centocinquanta sterline che se cambio idea, come spesso succede, puoi perdere!
Le perdite non esistono - rispose con
gentilezza Livio.
-
Dai,
non scherziamo, avevo promesso che non sarei scesa in Italia per un po’.
Un indovino come me non scherza mai quando si
tratta di fantasticare - replicò
- Io prenoto quel volo e so che vi rivedrete, so che lui è venuto a
cercarti a Trieste e che è andato a New York, ha trovato Moore, e tu tornerai a
Milano e invertirai la serie di eventi così come li hai lasciati l’ultima
volta. Che ne pensi?
La valigia era pronta. Giulia mise il passaporto nella tasca
interna della borsa, ripose le pantofole nell’armadio, prese la giacca a vento, si infilò le scarpe
e legò i capelli. Livio aveva stampato il biglietto, preso le chiavi dell’auto
e si era avviato alla porta. I due si guardarono un istante prima che Giulia
ricontrollasse che in valigia ci fosse il necessario per il viaggio, tormentava
gli anelli intorno alle dita e trascinava avanti e indietro il bagaglio a mano lungo
il pavimento dell’ingresso. Non aveva usato la valigia dall’anno prima, da
quando si era trasferita a casa di Livio.
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