mercoledì 4 marzo 2015

pp 172

Entrano nella caffetteria letteraria e Filippo legge un estratto dalle Lettere a Theo.
-quando ti ho conosciuto- gli confessò lei-  avevo pensato di aver trovato un compagno del mio cuore, e nel periodo in cui non ci siamo né visti né sentiti ho immaginato, con un’immaginazione che non mi dava tregua, di parlare ancora con te. Ho sempre sentito che con te potevo comportarmi e parlare liberamente, che non ti offendi per le i miei atteggiamenti da impaziente o per le risposte brusche… Come se potessi davvero andare al di là di quello che dicevo, e arrivare al cuore di quello che realmente… tutti si aggrappano alla parola singola e ne traggono un universo inesistente. Ho sempre sentito che in fondo, non potevo avere una gioia nell’amore, lo so che suona triste ma non c’è mai stato un uomo tanto superiore da non giudicarmi per le mie scelte, ed essere compagno del mio cuore…Mai! E poi mi sono detta, ne ho bisogno?

Dopo averti incontrato, sei diventato una figura remota che invocavo nel pensiero. È un concetto assurdo ma era uno stratagemma per farmi compagnia nella solitudine. Sono sempre stata.. infelice nella mia vita sentimentale, in ogni tentativo...tu lo sai, pensano che io non provi sentimenti, un cuore come un gendarme ma… la verità è che sto morendo dentro! Sai cosa avevo pensato quando ti ho conosciuto? Che potevo comportarmi come se mi stessi innamorando, solo per sentire un po’ più di amore. E mi ero ripromessa che avrei lasciato perdere subito, perché dovevo abituarmi al dolore. Alla solitudine. Mi sono esercitata a non sentire il dolore e quello che amavo in te, non doveva essere l'uomo che eri, ma quello che rappresentavi. Tu sei uscito dalla parte, come un personaggio non dovrebbe mai uscire da un libro e hai sconvolto il piano … e quel che è peggio, è che adesso te ne andrai davvero.

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