Entrano nella caffetteria letteraria e Filippo legge un
estratto dalle Lettere a Theo.
-quando ti ho conosciuto- gli confessò lei- avevo pensato di aver trovato un compagno del
mio cuore, e nel periodo in cui non ci siamo né visti né sentiti ho immaginato,
con un’immaginazione che non mi dava tregua, di parlare ancora con te. Ho
sempre sentito che con te potevo comportarmi e parlare liberamente, che non ti
offendi per le i miei atteggiamenti da impaziente o per le risposte brusche… Come
se potessi davvero andare al di là di quello che dicevo, e arrivare al cuore di
quello che realmente… tutti si aggrappano alla parola singola e ne traggono un
universo inesistente. Ho sempre sentito che in fondo, non potevo avere una
gioia nell’amore, lo so che suona triste ma non c’è mai stato un uomo tanto
superiore da non giudicarmi per le mie scelte, ed essere compagno del mio cuore…Mai!
E poi mi sono detta, ne ho bisogno?
Dopo averti incontrato, sei diventato una figura remota che
invocavo nel pensiero. È un concetto assurdo ma era uno stratagemma per farmi
compagnia nella solitudine. Sono sempre stata.. infelice nella mia vita
sentimentale, in ogni tentativo...tu lo sai, pensano che io non provi
sentimenti, un cuore come un gendarme ma… la verità è che sto morendo dentro! Sai
cosa avevo pensato quando ti ho conosciuto? Che potevo comportarmi come se mi
stessi innamorando, solo per sentire un po’ più di amore. E mi ero ripromessa
che avrei lasciato perdere subito, perché dovevo abituarmi al dolore. Alla
solitudine. Mi sono esercitata a non sentire il dolore e quello che amavo in
te, non doveva essere l'uomo che eri, ma quello che rappresentavi. Tu sei
uscito dalla parte, come un personaggio non dovrebbe mai uscire da un libro e
hai sconvolto il piano … e quel che è peggio, è che adesso te ne andrai
davvero.
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