Chi si occupa più dei momenti?
Uno dei momenti più interessanti dei boschi di qui sono le mattine d’autunno, quando ogni rugiada lusinga a camminate nei boschi e i riflessi che lucono dal sommaco promettono un miracolo. Quando la giornata comincia, quel miracolo, quell’incastro di carminio, scarlatto e corallo mi piace assisterlo dall’interno, capitare tre le falde; e poi immaginare che tra quelle frasche in primavera scorra un debole verde. L’aria è tagliente, perché sgusciando dal nord si chiude tra le doline come in uno scrigno. Cammino intorno all’anello, tra avvallamenti e alberi ambrati che si afferrano saldamente alla terra dell’altopiano forte e brullo; da qui non vedo più la città con il mio malinconico mare orlato di barche, ma macchie di cerri, lecci e altre piante che non conosco. Tra i residui di terra rossa giacciono le prime foglie disseccate dove i due corvi abitudinari delle mie passeggiate spiccano di nero camminandoci in mezzo. Dicono vi siano anche caprioli ma io non li ho ancora visti; assisto al passaggio di cani addomesticati che ciondolano nel percorso dell’anello. Poi studio quella luce, quegli istanti, quei momenti. Chi si occupa più dei momenti? Probabilmente nessuno.
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