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Da una parte sorgono torri, e più che osservatori sul mondo
sono casseforti delle mia fantasia. Del cavaliere, ho sempre detto di non
volerne sapere nulla; a lui, la guerra.
Quanto alla castellana, che per luoghi dispersi, lande,
boschi, viaggia, per castelli, nuovi villaggi, e silenziosi conventi (ovvero:
l’interno del suo spirito), lei incontra personaggi: autentici e simbolici.
Infinite storie si narrano dentro di me, e i personaggi sono
uniti tra loro.
Nel ricordo, nella tenerezza; nella fantasticheria, nella
nostalgia che provo, ogni giorno le storie tornano: non c’è fantasticheria che si disperda, né ricordo
dileguato, e la mia storia, vissuta, insieme al percorso immaginato, è traboccante
di magia e di inganni, di foglie the, di amore, di mattine estive e di penombre
invernali. Hah, chi sa se debba affrettarmi a pungolare la fantasia con il solo scopo dei viaggi simbolici (Qualcosa
che io chiamerei arte?) o se valga la
pena stimolare la vita vera per creare, per lasciare dietro di me‚ un’eredità (qualcosa
che chiamano amore?).
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