E bastano poche parole, nonna, schiette, cordiali, che
illuminano chi ascolta, che dicono dove bisogna andare; io ti ascolto perché tu
sai dove va la vita, sai cosa bisogna fare, in cosa bisogna credere, come fare
i propri passi. Io mi vedo spesso come avessi gli occhi bendati, le braccia
bloccate e solo la lingua libera. Dov'era il progresso quando ne avevo bisogno,
e perché, lui, dotato di analfabetismo emotivo e di ebbrezza verbale, ha tentato di
offrire a noi il suo veleno? Ma noi, alla sua mistica diabolica non abbiamo
ceduto mai, e anzi, vorrei trovare il modo di annientarla. Un portatore di
veleni, contaminato dal suo stesso pensiero,un abisso di veleni, e quando si fa
di fronte a visioni illuminate, lui, dotato di un’assenza, con la parola grida
per affermare di essere in vita, per affermare di avere qualcosa che non sa
apprezzare. E allora, che goda dei propri veleni, e che la sua assenza gli
scorra nel petto; se l’abisso gli si paleserà alla vista, io perderò le mie
bende, per vederlo insieme a lui, ma senza poterlo salvare. Non posso chiamarlo
alla vita, non voglio chiamarlo per nome, perché non è un nome, è qualche cosa
di meno e di diverso dalla nozione che ho su quel nome.
Solo la tua parola mi sembra vera, e se lo è già nel ricordo, si
conferma nel momento dell’ascolto: ecco, ho un’intuizione molto forte che
emerge dai miei pensieri, e dal buio, che non è dei miei occhi ma è dato da un
ostacolo, un lavoro della mia volontà, dalla parola, diventa intuizione di
luce, e quindi, di bellezza. E ci siamo noi in quella luce, in quelle parole,
parole che abilità letteraria non sono, ma simili ad una rivelazione magica contiene
noi, contiene la vita, e come un effluvio, come un etere, come i prati delle
nostre valli in estate, io le capto, e vi vedo la mia stessa vita, per rivelarla
a chi amo- proprio come fai tu!
Vi sono alcuni ricordi che trovo poetici: il the con il latte, i fiocchi di riso, il caffè d’orzo, la tua tendenza all'isolamento nel ricordo ho tenerezza, e colgo i particolari inavvertiti a mia mamma – un giorno anche lei vedrà la luce e saprà dello slancio poetico che giace nelle cose. Ma tu sai già delle bende che abbiamo tenuto per anni, e spesso,distratte da preoccupazioni e paure, invece che darci e riprenderci la voce, abbiamo rischiato noi stesse l’abisso. Ma io non ho mai provato veleni, e affinché il mio sguardo si mantenesse luminoso e meravigliato, avevo già intuito della bellezza.
Vedo in noi, nella poesia, nei miei amici, la possibilità del progresso, e affido a te, a
me stessa, alla volontà, il compito di riportarci alla condizione di luce
assoluta.
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