- Con che frequenza scriverai? -
- Tutti i giorni. Qualcuno leggerà? -
- Sì, ma non tutti sanno l’inglese. E non tutti leggono
blog. Si dice che in Italia nessuno abbia più voglia di leggere-
- Scriverò in modo da farmi leggere- pensai.
- Sì ma non troppo. -
- Qualche volta. Ora
devo andare. -
- Lo so.
- Non vorrei che te ne andassi.. -
- Anche a me dispiace. -
- Ma è così. -
- Sì. La vecchia sistemazione ha fatto il suo tempo. -
- Cambierò ancora-
- Avrai una bella casa quando tornerai a casa. –
Eppure questo colloquio immaginario mi dà qualche
tranquillità. Di tutte le parole che un buon amico potrebbe dirmi in questo
momento, mi rimane l'impressione del sostegno, della fiducia nel mio futuro. Non
vorrei mai che l’amico tacesse. Non mi curo se non è mai esistito. Ritornerò a
casa, un giorno. Ho il presentimento che comprenderò perfettamente la
situazione e che farò accadere qualcosa che muterà la fisionomia degli eventi. Ed
è di più di quanto si possa domandare per il proprio bene.
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