La notte era meravigliosa, alla pioggia si era
sostituito un cielo limpido e nitido, una di quelle notti che raramente si
vedevano a Milano; nonostante la
conversazione, non riusciva a non fermarsi e ripensare agli anni trascorsi, lì,
a casa. Certi strani ricordi avevano cominciato a tormentarla da quando erano
usciti dal locale e aveva avuto all’improvviso l’impressione, sia che percorresse
strade nuove, o camminasse viali conosciuti, o ripensando alla piazza... che le
persone che aveva intorno, che di certo non la conoscevano, lei, sì, le
conosceva, quasi intimamente, come se portasse in sé le loro fisionomie;
ascoltava l’accento di altri ragazzi che passavano vicino a loro, gioiva con
loro quando le voci erano alte e allegre, e quando l’accento le era familiare;
e si lasciava prendere dalla malinconia quando non riconosceva la cadenza o
quando le sembrava veneta o friulana. Filippo, però, aveva notato la sua
malinconia e dimostrò una sincera gentilezza.
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