sabato 9 febbraio 2013

L'educazione alla gioia, pag. 98


La notte era meravigliosa, alla pioggia si era sostituito un cielo limpido e nitido, una di quelle notti che raramente si vedevano a Milano; nonostante  la conversazione, non riusciva a non fermarsi e ripensare agli anni trascorsi, lì, a casa. Certi strani ricordi avevano cominciato a tormentarla da quando erano usciti dal locale e aveva avuto all’improvviso l’impressione, sia che percorresse strade nuove, o camminasse viali conosciuti, o ripensando alla piazza... che le persone che aveva intorno, che di certo non la conoscevano, lei, sì, le conosceva, quasi intimamente, come se portasse in sé le loro fisionomie; ascoltava l’accento di altri ragazzi che passavano vicino a loro, gioiva con loro quando le voci erano alte e allegre, e quando l’accento le era familiare; e si lasciava prendere dalla malinconia quando non riconosceva la cadenza o quando le sembrava veneta o friulana. Filippo, però, aveva notato la sua malinconia e dimostrò una sincera gentilezza. 

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