mercoledì 31 ottobre 2012

Silenzio.


Pensiero, tu che invochi un mondo, che vedi quattrocento lune splendenti, tu che agiti, commuovi, che alle budella dei miei stati irrequieti del cuore, tiri e scuoti nervi, dimmi quali corde, che mi sembrano simili a contrabbassi invasati, suonano sotto al cielo, sotto agli astri, so che chiedono di farsi sentire: io devo trovarle.

Chi suona senza aver toccato i fili del pensiero, sa riconosce la melodia, e forse, sarà capace di riprodurla in prosa per farne un rapporto fedele, oppure, sotto ad altri nomi o vie, troverà il modo di suonare, ancora; come farà a trascrivere la musica anche da lucido, se il rapimento delle parole, del suono, del pensiero, è soltanto un ricordo di quel cedimento dei nervi che ha condotto all'opera più pura del suo pensiero?

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