venerdì 16 settembre 2011

Le parole evocano immagini.

Tenevo stretta il mio pelouche preferito, un’enorme mascotte lanosa che abbracciavo perché mi  proteggesse. Suor Annarosa, la preside,  aveva salutato la classe per augurare un sifaperdire felice ingresso al collegio e mi si era fermata davanti per chiedermi se il mio, fosse un orsacchiotto. No, suora, è un ornitorinco.
Pagina 116  “..è una razza estinta come l’ornitorinco[..]”.
Le parole perdono immagini. È strano come le immagini interrompano i romanzi che leggo per distrarmi dal mio pensare; leggo per volteggiare per mondi altrui, per distrarmi da me stessa, e invece, ad ogni riga, ripiombo sulla mia vita e penso e penso.
Provo a riprendere la lettura ma mi fermo ancora: mentalmente vedo la farfalla gialla di ieri, mi si era fermata a pochi centimentri dal mio libro; sorrido e poi rido nel rivedere me stessa, impaurita,  che ziz-zago col busto per schivare le tre api che oggi al tavolo mi svolazzavano intorno. Michele suggeriva si, di non fare attenzione al gironzolare dei loro aculei, perché innocue, ma forse le mie fobie infantili sugli insetti sono state quasi più forti delle sue parole. Le immagini mi hanno vinto sulle parole.
Quest’estate –raccontavo al Sardins mentre con il cucchiaio racchettavo gli insetti- per due o tre giorni di seguito un’ape è venuta a farmi visita; nel pomeriggio si fermava sul mio lavandino e aspettava che la abbeverassi. Che pirla d’apina-  pensavo,mentre le aprivo il rubinetto- con tutti gli acquai di Trieste vieni qui.
E intanto un vecchino, ad un tavolo poco distante dal nostro parlava di farfalle e spiegava ai suoi commensali di quanto siano fasulle le storie sull’estensione della vita della farfalla. Alcune farfalle vivino fino a due o tre anni, chiosava – mille! Pensai;  Michele sorrideva.

Note:
Qualcuno mi diceva che parlo con le verdure senza farci caso. Oggi sono sicura di aver detto ad un’ape “guarda che io giocavo a tennis”.

venerdì 9 settembre 2011

Autumn, colour me Beautiful!

Vorrei tremendamente camminare, e se ora potessi uscire penso che mi immetterei sulla strada per il Viale XX Settembre.  Quanto mi piace! Amo sentire sbadatamente il brusio dei crocchi seduti ai tavolini a fare l’aperitivo e amo guardare la corteccia dei platani che cambia colore nel decorso delle stagioni; e le foglie? Penso che non potrei fare a meno di far scricchiolare le foglie sotto le suole. Via, via, fantastico ancora un po’ per arrivare alla mia vecchia casa in via Giulia 45; guardo dall’altra parte della strada per ricordarmi che ho avuto il kebab più famoso di Trieste come dirimpettaio. Ricordo gli ex vicini di casa, mi ero appassionata alle storie intrecciate su di loro, ed ero anche deliziosamente innamorata  della coppia che stava all’ultimo piano. Non so, emanavano un senso di pace, li vedevo sempre sereni. E il loro gatto grigio? Oh, chissà.
Il the è diventato freddo,  il mal di testa va e viene, l’aerosol fa il suo effetto e i vicini non stanno facendo rumore. Oggi ho sentito i dirimpettai del quarto piano dire che in Canada gli spaghetti vengono cucinati sulla piastra, la signora del terzo ha urlato meno del solito ed io alle cinque, mentre mettevo un the a bollire e mi preparavo per andare dal medico, ho annaffiato la piantina di mandarino che mi ha portato Marco L. Marco dice che le devo parlare e che devo tastare quotidianamente il terreno per capire se ha bisogno di cure- mi chiedo, come faccio a capire come sta un vegetale se io stessa non mi ero accorta di avere un blocco di sinusite? Non capisco mai come sto, Piero mi ha detto che il mio è un bene, perché perdere la percezione di spazio e tempo e contatto con la materia permette di non sentire il dolore. Mah, non so. A proposito, devo scrivere a Piero,  spero che stia bene.
O piantina di mandarino, non mi abbandonerai anche tu? Marco P. mi aveva regalato un’orchidea che aveva rovinosamente incontrato la propria disfatta una settimana  dopo che stava nelle mie mani. Ma non potete lasciarmi un gatto, un cane da curare? Sono così a mio agio con gli animali. Mi mancano i miei, mi mancano spaventosamente. Disegnerò un gatto magari, domani. Ora chiudo e leggo Hemingway, ho tre foglie di alloro che mi tengono il segno su pagina 107- non ditemi che il vecchio uccide il pesce.
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note:

mi abbuonano le ore di tirocinio ? o forse finisco in Biennale, mah.
colloquio a breve
visitare Grado e imprimere tutto lo iodio possibile nelle vie respiratorie
é già il 10 (volontà di Potenza!) Settembre
tempesta di intuizioni dove sei ?