venerdì 24 giugno 2016

anche nei giorni peggiori, quando mi credevo perfettamente, completamente in­felice, ero tuttavia, e quasi sempre, estre­mamente felice.

Io non sono né saggio né ignorante. Ho provato gioie. È troppo poco dire: sono vivo, e questa vita mi dà il pia­cere più grande. La morte, allora? Quando morirò (forse tra breve), conoscerò un piacere im­menso. Non parlo del pregustare la morte che è insulso e spesso sgradevole. Il soffrire abbrutisce. La grande ve­rità di cui sono sicuro è invece questa: provo nel vivere un piacere senza limiti e avrò nel morire una soddisfazione senza limiti.
Ho vagato, sono passato da un posto al­l’altro. Stabile, ho abitato in una sola camera. Sono stato povero, poi più ricco, poi molto più povero. Da bambino, avevo grandi passioni, e tutto quel che desideravo, lo ottenevo. La mia infanzia è sparita, la mia giovinezza è sulle strade. Non importa: ciò che è stato, mi rende felice; ciò che è, mi piace; ciò che avviene, mi conviene.
La mia esistenza è migliore di quella degli altri? Può darsi. Ho un tetto, molti non ce l’hanno. Non ho la lebbra, non sono cieco, vedo il mondo, fortuna immensa. Lo vedo, questo giorno fuori del quale non è niente. Chi potrebbe sottrarmelo? E spa­rendo questo giorno, io sparirò con lui, pen­siero, certezza che mi trasporta.
Ho amato degli esseri, li ho perduti. Sono diventato pazzo quando questo colpo si è abbattuto su di me, perché è un inferno. Ma la mia follia è rimasta senza testimoni, il mio smarrimento non era manifesto, la mia sola intimità era folle. Talvolta, diventavo furioso. Mi si diceva: Perché siete così calmo? In realtà, bruciavo dalla testa ai piedi; di notte, cor­revo per le strade, urlavo; di giorno, lavo­ravo tranquillamente.
Poco dopo, si scatenò la follia del mondo. Fui messo al muro come molti altri. Perché? Per niente. I fucili non spararono. Mi dissi: Dio, che fai? Smisi allora d’essere insen­sato. Il mondo esitò, poi riprese il suo equi­librio.
Con la ragione, mi ritornò il ricordo e vidi che, anche nei giorni peggiori, quando mi credevo perfettamente, completamente in­felice, ero tuttavia, e quasi sempre, estre­mamente felice. Ciò mi fece riflettere. Que­sta scoperta non era piacevole. Mi sembrava di perdere molto. M’interrogai: non ero forse triste, non avevo sentito la mia vita spezzarsi? Sì, era successo; ma, in ogni momento, quando mi alzavo e correvo per le strade, quando restavo immobile in un angolo della stanza, la freschezza della notte, la stabilità del suolo mi facevano re­spirare e riposare sull’esultanza.
Gli uomini, specie bizzarra, vorrebbero sfuggire alla morte. E alcuni gridano, morire, morire, perché vorrebbero sfuggire alla vita. «Ma quale vita, mi uccido, mi ar­rendo.» Ciò è pietoso, strano, è un errore.
Ho incontrato tuttavia degli esseri che non hanno mai detto alla vita, taci, e alla morte, vattene. Quasi sempre delle donne, creature belle. Quanto agli uomini, il terrore li asse­dia, la notte li ferisce, vedono i loro progetti annientati, il loro lavoro ridotto in polvere, restano sbigottiti, loro, così grandi, che volevano costruire un mondo, ma tutto sprofonda. (…)
Maurice Blanchot, "La follia del giorno"

domenica 19 giugno 2016

Simone Weil

(...)  il presupposto per lo sradicamento volontario dei mistici e di tutti coloro che, secondo il loro esempio, pur radicandosi in un ambiente sociale determinato e in una religione confessionale, siano impegnati nella ricerca personale di Dio. Occorre avere radici per potersi sradicare in vista dell'amore di Dio: l'esperienza mistica mette continuamente in forse ogni certezza spirituale, scambia con niente il legame posto in essere dalla religio, impedisce che il mistero si trasformi in dogma. E’ grazie alla ricerca libera e personale di Dio, tipica della mistica, che si scava un vuoto nella comunità radicata: al di sotto della religione condivisa, dei legami comunitari, ciascuno è chiamato alla solitudine per il colloquio con il Padre che abita nel segreto. I mistici introducono un punto di estraneità nella condivisione, aprono un vuoto nella compattezza dei vincoli religiosi.

fonte: http://www.magverona.it/wp-content/uploads/2011/09/master-2010_02_dispensa-TOMMASI.pdf