lunedì 16 gennaio 2012

nota.

Nell'indagine dal passato prossimo al contemporaneo permanente, espungo lo scarto, inteso come problema, e allontano ogni crisi che non dà rivoluzione; mi espongo al presente, perché raccolga ogni sacra virtù insieme ai miei propositi sotto la sua ala protettiva.

Parlami d'amore.

Dell’amore non si dovrebbe parlare, l’amore basta a se stesso e deve soltanto essere vissuto. Nell’amore non c’è esecutore, né pubblico, né lettore, e qualsiasi cosa si dica intorno agli affetti è un’eccedenza  sonora, linguistica, critica, narrativa,  a volte fuorviante. L'immediatezza emozionale del linguaggio sentimentale non ha bisogno di interpreti e ognuno lo sperimenta da sé.

Come viventi, amanti, artisti, manifestiamo l'esigenza di creare, senza riuscire a spiegarne il come e il perché, opere di particolare bellezza e qualità; l’amore ha permesso che in ogni epoca e in diversi stili si sia contribuito a nutrire il corpo armonico di capolavori che va sotto il nome di arte, e che possiamo definire amore.

Per amare qualcosa o qualcuno, si presuppone uno slancio incondizionato che tenda verso quella determinata cosa o uno. Non è necessario parlarne la stessa lingua, capirne il codice, e non c’è bisogno di ricorrere ad alcun vocabolario per amare. Per parlare di amore è necessaria un'educazione sentimentale di cui gran parte della popolazione è paurosamente carente, e confermo che l’impresa non sia facile. Io non parlo d’amore, e nella riflessione, sono intenta a ridurre la distanza tra un codice condiviso e il mio deficit artistico: dallo scarto, un giorno,  mi sorprenderò a darmi altre prospettive, ad eliminare ogni distanza tra il linguaggio universale e la necessità di una narrazione sentimentale segreta.

Dell’amore non si dovrebbe parlare, l’amore basta a se stesso e deve soltanto essere vissuto, ma forse, scriverne, ha un ruolo: proseguire un percorso, ridurre scarti.
Nell’ascolto, nella composizione, nella lettura del nostro pensiero, intraprendiamo un percorso che gradatamente ci porta dove ben sappiamo: all’arte.  Come viventi, affermiamo l'esi­genza di raccontare che cosa sia l’amore per noi e quale universo di bellezza e qualità sia; tale esigenza non può essere spiegata, perché è fine a se stessa.