lunedì 31 ottobre 2011

La bontà del destino

Se crediamo nella bontà del destino, immaginiamo abbia predisposto  percorsi, inclusi in un progetto più grande rispetto a quello che desideriamo per noi. Se potessi gestire il mio percorso obbligherei adesso il destino a dispormi verso le mie radici: vorrei scegliermi una vita accanto alle migliori amicizie contratte finora. Tuttavia, nel delizioso dramma dell’esistenza, liberamente ispirato all’aleatorio lancio di dadi, i desideri rimangono sospesi nella geografia astrale di cui siamo innamora­ti, e la schietta realtà del vivere ci fa preferire alla necessità della vita le aspirazioni celesti dei sogni.
In una geografia immaginaria, in cui sappiamo sognare congiunzioni astrali inaspettate dalle previsioni, è il potere dell’affetto a vincere su ogni reale libertà di movimento, e dunque di spirito.
Se potessi, se avessi la gestione suprema della geografia immaginaria, per la mia vita, io adesso sceglierei biglietti di sola andata per il nostro territorio.

L’amicizia è come l'amore, e per me, almeno fino ad oggi,  è forse una condizione superiore di consapevolezza dell’affetto. L’amicizia; credo che l’amicizia abbia il potere sublime della geografia immaginaria, perché il solo pensiero di provare affetto, insieme alla speranza di credere di avere almeno un buon amico mi acce­nde, e anche solo indirettamente, smorza la pena di perdere il mio cuore, e mi calma, facendomi orientare da segni astrali su mappe che devo ancora interpretare (e intraprendere).

Se crediamo nelle bontà del destino, immaginiamo preveda l’eterno viaggio verso casa, e anche se sono distante dal quel territorio che ha gettato le basi per il nostro incontro, credo che la casa sia più simile alla destinazione della felicità. Le mappe che teniamo e che scambiamo tra di noi le abbiamo sempre, senza che queste siano per forza a por­tata di mano.

L’amicizia mi fa attraversare questa città e mi orienta verso la più giusta delle direzioni che un progetto del destino (in cui io ho fede) ha stabilito per me. Penso agli amici adesso, e in parte mi viene da dubitare sulla bontà del destino; non se ringraziarlo per averli disposti sul mio percorso, o se denunciarlo per i difetti, per  le pieghe, per le distanze che con tocco di zip mi allontanano da loro, o per le rivoluzioni astrali che tardano ad iniziare.
Risolvo il mio dubbio pensando sinceramente a loro: gli amici sono la mappa della sicurezza che ho interiorizzato, e se dovessi smarrire ogni riferimento sul mio passato, so che sarà sufficiente pensare a loro per avere un'aria di familiarità sulla geografia reale che mi orienta verso le situazioni più diverse, e più distanti, dalle esperienze pregresse. Penso agli amici e sento sicurezza; i desideri di controllo sul mio destino e i timori del futuro, perdono ogni potere suggestivo sulla mia facoltà di vivere, pensare e agire; penso agli amici e acquisto fede nella bontà del destino; a rimorchio, credo nella bontà del destino perché credo nei miei amici.

(Ci rivediamo presto.) E