lunedì 26 novembre 2012

Non ho avuto cuore di far notare la verità.

-Di dove è Lei?
-di Como 
-mh..
-vicino alla Svizzera
-AH! Ah, ma parla bene italiano!!

Rinuncia.

Pare che non ci sia alcuna possibilità di intervistare Ian Anderson a Trieste. Peccato, l'avrei fatto volentieri.

Per Serena.



Non ti conosco abbastanza e non distribuisco vademecum su come si debba vivere, ma ripensare a quello che dicevi in merito alla tua arte, al tuo sentirti inutile è stata un’esperienza sufficientemente rivelatrice sulla persona che io sono- o che sono stata, una Eva-uscente.
Probabilmente qui , non interloquisco con te, Serena, ma allo specchio che rappresenti per me. Quindi, se le mie parole circa la necessità dell’arte, e il sentirsi inutili sembreranno espresse con disinvoltura, non sarà merito (o soltanto) dell’empatia, né saranno dettate da alcuna competenza in materia di anime affini. No.  È un  pensiero che ho per me e con me, in cui mi rivolgo ad un interlocutore- e ripeto, non per distribuire consigli, io appello l’infinito che è in me, perché sono un essere umano.

Come essere vivente ho bisogno di beni di prima necessità. Mangiare, bere, dormire, per intenderci.  Io conosco il mio dentro e so di aver bisogno anche di scrivere, di ascoltare, di chiedere, di imparare, di vedere, di provare. Ho bisogno di vivere.
Se colloco l’arte come bisogno primario e appago il mio spirito, non facendo, ma seguendolo, so di aver assunto su di me, di aver adempiuto, l’Impegno.
Quando fuggo - stordita dallangoscia di essere entrata in campi che non mi appartengono – so che sto sprofondando; e non fuggo dall’Impegno, io fuggo da me stessa.

Io, non ho capito nulla di te, né dei tuoi desideri, nulla so della tua ricerca di infinto- anche per me, la ricerca dell’infinito è un mistero insondabile ma a cui torno prepotentemente quando scrivo, quando rispondo. E l’atto creativo confonde, turba e conquista. Perciò tienitelo bene a mente. Non pensare che sia facile. L’arte è difficile perché è imprescindibile. Non stai facendo, ma vedi di correre dietro con una puntualità da assistente all’Impegno che hai su di te.
Se hai intravisto una spiritualità, un orizzonte, vedrai che hai un Impegno, e te stessa , un giorno, insegnerà qualcosa alla Serena che ora nulla sa dell’ ignoto – ignoto è per definizione- ma che probabilmente riposa in lei, trascurato, abbandonato.

martedì 20 novembre 2012

Bellissima, autentica.

Ho appena letto su facebook, dalla bacheca di Fiona Apple, una lettera bellissima, vera, genuina.

Me la devo salvare sul blog, ho pensato, così posso rileggerla quando voglio.

It's 6pm on Friday,and I'm writing to a few thousand friends I have not met yet.
I am writing to ask them to change our plans and meet a little while later.
Here's the thing.
I have a dog Janet, and she's been ill for almost two years now, 
as a tumor has been idling in her chest, growing ever so slowly. She's almost 14 years old now.I got her when she was 4 months old. I was 21 then ,an adult officially - and she was my child.
She is a pitbull, and was found in Echo Park, with a rope around her neck, and bites all over her ears and face.
She was the one the dogfighters use to puff up the confidence of the contenders.
She's almost 14 and I've never seen her start a fight ,or bite, or even growl, so I can understand why they chose her for that awful role. She's a pacifist.
Janet has been the most consistent relationship of my adult life, and that is just a fact.
We've lived in numerous houses, and jumped a few make shift families, but it's always really been the two of us.
She slept in bed with me, her head on the pillow, and she accepted my hysterical, tearful face into her chest, with her paws around me, every time I was heartbroken, or spirit-broken, or just lost, and as years went by, she let me take the role of her child, as I fell asleep, with her chin resting above my head.
She was under the piano when I wrote songs, barked any time I tried to record anything, and she was in the studio with me all the time we recorded the last album.
The last time I came back from tour, she was spry as ever, and she's used to me being gone for a few weeks every 6 or 7 years.
She has Addison's Disease, which makes it dangerous for her to travel since she needs regular injections of Cortisol, because she reacts to stress and to excitement without the physiological tools which keep most of us from literally panicking to death.
Despite all of this, she’s effortlessly joyful and playful, and only stopped acting like a puppy about 3 years ago.
She's my best friend and my mother and my daughter, my benefactor, and she's the one who taught me what love is.
I can't come to South America. Not now.
When I got back from the last leg of the US tour, there was a big, big difference.
She doesn't even want to go for walks anymore.
I know that she's not sad about aging or dying. Animals have a survival instinct, but a sense of mortality and vanity, they do not. That’s why they are so much more present than people.
But I know that she is coming close to point where she will stop being a dog, and instead, be part of everything. She’ll be in the wind, and in the soil, and the snow, and in me, wherever I go.
I just can't leave her now, please understand.
If I go away again, I’m afraid she'll die and I won't have the honor of singing her to sleep, of escorting her out.
Sometimes it takes me 20 minutes to pick which socks to wear to bed.
But this decision is instant.
These are the choices we make, which define us.
I will not be the woman who puts her career ahead of love and friendship.
I am the woman who stays home and bakes Tilapia for my dearest, oldest friend.
And helps her be comfortable, and comforted, and safe, and important.
Many of us these days, we dread the death of a loved one. It is the ugly truth of Life, that keeps us feeling terrified and alone.
I wish we could also appreciate the time that lies right beside the end of time.
I know that I will feel the most overwhelming knowledge of her, and of her life and of my love for her, in the last moments.
I need to do my damnedest to be there for that.
Because it will be the most beautiful, the most intense, the most enriching experience of life I've ever known.
When she dies.
So I am staying home, and I am listening to her snore and wheeze, and reveling in the swampiest, most awful breath that ever emanated from an angel.
And I am asking for your blessing.

I'll be seeing you.
Love, Fiona



Mogador e progetti


Non che abbia stretto patti, né come stessa né con un lettore immaginario; ho preso lo scrivere come un impegno, oltre che un piacere ma tra sinusiti, influenze, preoccupazioni e mal di testa, non riesco ad essere sempre in vena di scrivere, non sempre ho qualcosa da dire o voglia di parlare. Per contrastare la mia sociopatia e mitigare la perenne ricerca di solitudine lascio due pensieri: primo, mi auguro di riuscire a intervistare i Jethro Tull, così che possa lasciare loro il cd del mio amico Brick, (anzi, i cd: due album dei Mogador); secondo, spero di trovare in una qualche scuola di Trieste un direttore scolastico che abbia la pena di guardare (non dico approvare, guardare almeno) un progetto di integrazione per le scuole primarie. Sviluppare il progetto non è vincolante per l’approvazione della mia tesi, e quindi, se dovessi continuare ad avere a che fare con persone negligenti riuscirei comunque a laurearmi senza problemi; mi domando, perché, se una persona ha un minimo di ambizione di proporre un progetto nuovo, non può venire ascoltata?

lunedì 5 novembre 2012

I pensieri.

Ma poi,  i miei poveri pensieri, i miei discorsi sul futuro si allontanarono dalla mia bocca, come dalla mia testa, e per una volta, il silenzio che manifestavo era in relazione con la mia più intima parte emotiva, e dal lungo canale, da dove si vedeva davanti il mare, il bel mare, io che mi sentivo così piccola sentii tutta notte venirmi incontro, come se il cielo mi gridasse di aspettare che l’infinità mi si schiudesse sopra la testa. Con quali tenere parole tentava di sedurmi il cielo, ma io, che ero senza pensieri, non avevo nemmeno la testa per invaghirmene

domenica 4 novembre 2012

Giulia


[..]



Da una parte sorgono torri, e più che osservatori sul mondo sono casseforti delle mia fantasia. Del cavaliere, ho sempre detto di non volerne sapere nulla; a lui, la guerra.
Quanto alla castellana, che per luoghi dispersi, lande, boschi, viaggia, per castelli, nuovi villaggi, e silenziosi conventi (ovvero: l’interno del suo spirito), lei incontra personaggi: autentici e simbolici.

Infinite storie si narrano dentro di me, e i personaggi sono uniti tra loro.
Nel ricordo, nella tenerezza; nella fantasticheria, nella nostalgia che provo, ogni giorno le storie tornano: non c’è  fantasticheria che si disperda, né ricordo dileguato, e la mia storia, vissuta, insieme al percorso immaginato, è traboccante di magia e di inganni, di foglie the, di amore, di mattine estive e di penombre invernali. Hah, chi sa se debba affrettarmi a pungolare la fantasia  con il solo scopo dei viaggi simbolici (Qualcosa che io chiamerei arte?) o se valga la pena stimolare la vita vera per creare, per lasciare dietro di me‚ un’eredità (qualcosa che chiamano amore?).

giovedì 1 novembre 2012

resoconto di Halloween


Eva : Oh, ieri ho visto un film, una cazzata pazzesca, nazisti sulla luna!
Simone: Io ieri ho visto un mio amico che girava con la camicia di forza.