martedì 6 dicembre 2016

il top del giorno

Alla lezione di Eventmanagement, tra i madrelingua tedeschi, alcuni stranieri:

(...)
E: e tu invece da dove vieni?
A: Io sono nato nell'URSS!
E:...ah eh...
A: (mettendo la mano sul cuore): e mio padre viene dalla Siberia.

martedì 1 novembre 2016

Eteronimia e felicità.

Non ricercare la perfezione, non prefissarti obiettivi, usa l'intelligenza e lascia spazio al bambino creativo; non rimandare la felicità ad un domani che non verrà mai. Accetta le tue contraddizioni e dai spazio alle moltitudini di espressioni di vita che abitano in te.

Sii pronto, disponibile alla vita e a ciò che succede, ad iniziare ogni giorno un nuovo viaggio.

martedì 25 ottobre 2016

*

*Ogni giorno, fare qualcosa, anche un gesto minuscolo, con il fine di aiutare a mettere fine all'afflizione degli altri. 

venerdì 21 ottobre 2016

Illuminations for Every Man Dies Alone, Fallada

(...)

I don’t know if I’m expressing myself clearly and comprehensibly. What I’m trying to say is this: That once I had started I couldn’t stop, that when I decided to write another novel (the book that later became a worldwide success under the title Little Man, What Now?) I was acting under a compulsion. I certainly didn’t write it for my readers. I never think about my readers when I’m writing a book. I only think about the book, about the characters in it, the fates in it. When I think about something other than those things, then I think very selfishly about me, I’m supplying myself with the greatest happiness which life has to give, making it flow into my breast and my heart: I’m writing, I’m writing every hour of the day and of the night, whether I’m sitting at my desk or walking around, whether I’m answering letters or talking with you here, everything becomes a book for me, one day it will have become a book, a little piece of this here, and that facial expression there, and those tables and chairs and windows. Everything in my life ends in a book. That’s how it has to be, it can’t be otherwise, because I’m the man that I became. (...)

martedì 18 ottobre 2016

Quella trama mi ha fatto sentire fuori posto.

Perché mi ha stupito così tanto che in biblioteca, la sezione dei libri religione è accanto alla sala lettura Krimi?
Perché dedicare una sala lettura ai gialli? Forse perché i tedeschi vanno pazzi per le scene del crimine. Chissà se la serie più famosa della Germania (Tatort/ scena del crimine) verrà mai esportata in Italia e chissà se a tal proposito anche l’acconciatura del più famoso criminologo tedesco (Axel Petermann) verrà mai esportata nel mio paese. Non sopporto che l’unico modo per esercitarmi con il tedesco sia guardare i drammi amorosi bavaresi e i gialli. Per quanto riguarda i gialli non riesco a guardarli, mi impressionano troppo: me li sogno, non mi fanno dormire. E i film d'amore tedeschi... soprattutto non capisco il pathos amoroso bavarese. A tal proposito mi torna purtroppo alla mente un film ambientato fuori Monaco, parlava di un matrimonio combinato tra una sessantenne bavarese che cercava mano d'opera per la fattoria e si sposava con uno zimbabwiano sui 30 con permesso di soggiorno scaduto. Quella trama mi ha fatto sentire fuori posto e fuori dal tempo: la praticità giustificava l’unione ed erano entrambi contenti.
Ma di questa mia distanza culturale non ne faccio un vanto, sospetto di essere una filistea, di una mentalità grettamente reazionaria. 

In questa un’imprecisata città della Germania del Nord, che a parte l’industria della Milka e qualche altra schifezza non vanta quasi più niente, mi aggiro in attesa che il famoso click linguistico avvenga. 

lunedì 17 ottobre 2016

Con la massima sincerità.


Stavo per dire ad Andrea di quanta ansia mi metta scrivere della mia vita personale sapendo che da un po’ di tempo ci sono persone che regolarmente leggono le scemenze che scrivo. Poi mi sono dimenticata dell’ansia dello scrivere per ricordarmi di quella che mi viene quando entro in libreria -ed io entro almeno due volte al giorno in libreria, giusto per capire se è uscito qualcosa di nuovo tra una pausa e l’altra. Ogni tanto mi inacidisco, quando leggo pagine scritte male mi domando perché certi libri vengano pubblicati, ma quando mi capita la frase perfetta, un linguaggio ben ritmato, un uso ben cadenzato delle parole, il sentimento immediato è di solito una simultaneità di riverenza e senso personale di inadeguatezza e mi chiedo: ma io cosa avrei da proporre? Allora mi imbarazzo silenziosamente davanti al mondo che ignora i miei sogni e avanzo comunque un sogno di timidezza.
Ho provato più volte a lasciar perdere la scrittura, ma non saprei neanche quanti secondi siano passati tra una meditata rinuncia e una nuova ripresa.
Quanto mi lusingano le speranze sospese dei personaggi rimasti congelati in un atto di vita immaginata! Loro non chiedono nulla, non si ribellano, scivolano dietro ad ogni lettera. No, non potrei abbandonarli senza portarli alla fine della storia.
E poi lì, nelle scrittura, quell’azione che vive nel presente (o del presente?) e si costituisce a memoria eterna…
La libertà di scrivere per se stessi; la libertà di non dover tenere ad ogni costo una coerenza semantica; al tempo stesso la necessità di essere una memoria storica.
Giorni fa cercavo foto mie di dieci anni fa e in un atto di paleontologia ho ritrovato e letto delle e-mail del 2006. Ho provato tenerezza per quella persona che scriveva con fervido entusiasmo di letteratura, di viaggi sognati (sempre fatti), così rilucente di ideali e ottimista. Chissà se vivevo davvero a cuor leggero così come mi sono immaginata. Probabilmente no, sono sempre stata una persona inquieta.

Penso adesso al libro…L’unica azione vincente, rimanendo coerente ai miei sogni, è quella di portare Filippo, il mio personaggio maschile, di fronte a Giulia un’ultima volta. Che dio gli porti fortuna, inshallah.

Il mio problema è questo, oltre all’ansia per tutto, ai giri a vuoto per le librerie, alla ricerca senza posa  dell'Assoluto perché perfetto-non-è-abbastanza, mi sento in dovere di dare vita a dei personaggi. E anche di non far fare loro troppe figure. Con la massima sincerità, li porto davanti a quei pochi disgraziati che leggono di loro: dopo una vita a tifare per i personaggi dei libri che ho letto, a sperare di incontrarli per caso nel mondo, a diffidare di chi mi ricordava un qualche personaggio odiato, l’appello dell’arte mi fa sentire terribilmente obbligata a rispondere alle sue lusinghe (che sono continue) e piuttosto che lasciare che i miei personaggi vaghino ininterrottamente per le connessioni neurologiche della mia testa, do loro una dignità di esistenza. Lo trovo giusto, forse un po’ impegnativo, ma giusto.

Bisognerebbe capire adesso come farà Filippo a trovare Giulia. Con tutta la sua nobiltà d’animo, riuscirà di sicuro a trovare le parole da dire- ma lei intanto dov’è finita?

sabato 15 ottobre 2016

F/G


Io voglio guardare nell’anima, voglio che mi si legga nell'anima…

Celti

Io conosco dei racconti che sono venuti dal Cielo…

Taliésin, bardo gallese – V° sec.

lunedì 10 ottobre 2016

J. Hersch, da Tempo e musica | Una miniatura d’eternità

Noi viviamo più sovente di memoria e speranza che di attenzione, volentieri dimoriamo nelle dimensioni immaginarie del passato e del futuro piuttosto che in quella «petite durée» che è il presente, il breve spazio del nostro esercizio di libertà. Una condizione paradossale, la nostra, alla quale il pensiero filosofico non solo non sfugge, ma che è sua vocazione illuminare e riflettere. È una illusione credere che la contemplazione filosofica sia altro che la quintessenza del paradosso di esistere...
fonte: J. Hersch, da Tempo e musica | Una miniatura d’eternità

martedì 6 settembre 2016

L'educazione alla gioia (Milano, casa di Giulia)

-Ora che sei qui, puoi lanciare i dadi.-

Erano le dieci e mezza, lui era carico di speranze; e guardò all’insù, biascicando qualcosa fra le labbra, come se avesse una preghiera; poi disse: -Siamo qui solo per dare un occhio. Per vedere se diventiamo dei fuggitivi: ancora niente, nessuna controindicazione. Ora sta a te decidere che fare, io ti dico: pensaci.-  Lei lo guardò; gli sembrò un pezzo di ghiaccio.- Il buio calava piano piano, avvolgendo di una patina ombrosa lo specchio del cielo, come d'un velluto nero, insieme alla grande casa della sua infanzia, lì davanti. Quelli che portavano fuori i cani stavano passando lì vicino ai due, dal marciapiede che si srotolava parallelo alla terrazza di ingresso della casa, lucido nastro di ciottoli; le sgocciolature d'un cielo sempre più scuro avevano dato una velatura di piombo e d’argento alla facciata dell’abitazione. I bagliori di poco prima andavano a poco a poco scolorendosi, si facevano scuri. E anche la strada s'immergeva nel silenzio, con quella folata calda, quell’aria calda, al calar della notte, cullava la città. Il sonno della notte impregnava i corpi, e seppur così vivaci poco prima, i due si erano fatti silenziosi. S'erano avvicinati l'una all’altro per sentirsi meglio. D’un tratto erano stati accesi i lampioncini in giardino che spandevano lungo il terreno umido la luce dorata e vivace. Filippo avrebbe voluto che lei si cingesse a lui, che lo cercasse, che provasse almeno sonno. La sua speranza di poco prima s'era tramutata in una richiesta, una tenerezza tirata, una preghiera che lei sentisse un sentimento qualsiasi, che avesse una richiesta qualsiasi, una conferma che fosse soggetta alle debolezze degli umani.

mercoledì 10 agosto 2016

L'educazione alla gioia

-E se dicessi che il tuo esperimento, la tua filosofia delle piccole cose che salveranno il mondo ha funzionato, ti renderesti conto che rinunciare è un errore? 
-Tutto quello che avevo da offrire erano parole e se hanno funzionato per te ne sono felice.
Filippo: Che cosa si prova ad essere indifferenti? 

-Non è così ... Educare alla gioia è un’idea romanzata di come vorrei fosse la vita, pensa se ci fosse una sorta di filo vibrante ed invisibile che ci legasse tutti! E in realtà è proprio così… la verità è che sono sempre stata un’idealista. Sai, è difficile vivere così, generare dentro di te una forza motrice che abbia la presunzione di smuovere il mondo partendo da piccoli gesti impercettibili.

sabato 30 luglio 2016

L'educazione alla gioia


(...) a volte non si riesce a dire nemmeno quello che ci si sentirebbe di dire e seppur addolciti dal tempo delle emozioni, chiunque, almeno una volta, è stato testimone del regresso delle domande dentro se stesso, e Giulia -soprattutto Giulia- sapeva che il modo per non incastrarsi nell’amore era quello di non domandare e di non sapere nulla fino in fondo. (...)

venerdì 24 giugno 2016

anche nei giorni peggiori, quando mi credevo perfettamente, completamente in­felice, ero tuttavia, e quasi sempre, estre­mamente felice.

Io non sono né saggio né ignorante. Ho provato gioie. È troppo poco dire: sono vivo, e questa vita mi dà il pia­cere più grande. La morte, allora? Quando morirò (forse tra breve), conoscerò un piacere im­menso. Non parlo del pregustare la morte che è insulso e spesso sgradevole. Il soffrire abbrutisce. La grande ve­rità di cui sono sicuro è invece questa: provo nel vivere un piacere senza limiti e avrò nel morire una soddisfazione senza limiti.
Ho vagato, sono passato da un posto al­l’altro. Stabile, ho abitato in una sola camera. Sono stato povero, poi più ricco, poi molto più povero. Da bambino, avevo grandi passioni, e tutto quel che desideravo, lo ottenevo. La mia infanzia è sparita, la mia giovinezza è sulle strade. Non importa: ciò che è stato, mi rende felice; ciò che è, mi piace; ciò che avviene, mi conviene.
La mia esistenza è migliore di quella degli altri? Può darsi. Ho un tetto, molti non ce l’hanno. Non ho la lebbra, non sono cieco, vedo il mondo, fortuna immensa. Lo vedo, questo giorno fuori del quale non è niente. Chi potrebbe sottrarmelo? E spa­rendo questo giorno, io sparirò con lui, pen­siero, certezza che mi trasporta.
Ho amato degli esseri, li ho perduti. Sono diventato pazzo quando questo colpo si è abbattuto su di me, perché è un inferno. Ma la mia follia è rimasta senza testimoni, il mio smarrimento non era manifesto, la mia sola intimità era folle. Talvolta, diventavo furioso. Mi si diceva: Perché siete così calmo? In realtà, bruciavo dalla testa ai piedi; di notte, cor­revo per le strade, urlavo; di giorno, lavo­ravo tranquillamente.
Poco dopo, si scatenò la follia del mondo. Fui messo al muro come molti altri. Perché? Per niente. I fucili non spararono. Mi dissi: Dio, che fai? Smisi allora d’essere insen­sato. Il mondo esitò, poi riprese il suo equi­librio.
Con la ragione, mi ritornò il ricordo e vidi che, anche nei giorni peggiori, quando mi credevo perfettamente, completamente in­felice, ero tuttavia, e quasi sempre, estre­mamente felice. Ciò mi fece riflettere. Que­sta scoperta non era piacevole. Mi sembrava di perdere molto. M’interrogai: non ero forse triste, non avevo sentito la mia vita spezzarsi? Sì, era successo; ma, in ogni momento, quando mi alzavo e correvo per le strade, quando restavo immobile in un angolo della stanza, la freschezza della notte, la stabilità del suolo mi facevano re­spirare e riposare sull’esultanza.
Gli uomini, specie bizzarra, vorrebbero sfuggire alla morte. E alcuni gridano, morire, morire, perché vorrebbero sfuggire alla vita. «Ma quale vita, mi uccido, mi ar­rendo.» Ciò è pietoso, strano, è un errore.
Ho incontrato tuttavia degli esseri che non hanno mai detto alla vita, taci, e alla morte, vattene. Quasi sempre delle donne, creature belle. Quanto agli uomini, il terrore li asse­dia, la notte li ferisce, vedono i loro progetti annientati, il loro lavoro ridotto in polvere, restano sbigottiti, loro, così grandi, che volevano costruire un mondo, ma tutto sprofonda. (…)
Maurice Blanchot, "La follia del giorno"

domenica 19 giugno 2016

Simone Weil

(...)  il presupposto per lo sradicamento volontario dei mistici e di tutti coloro che, secondo il loro esempio, pur radicandosi in un ambiente sociale determinato e in una religione confessionale, siano impegnati nella ricerca personale di Dio. Occorre avere radici per potersi sradicare in vista dell'amore di Dio: l'esperienza mistica mette continuamente in forse ogni certezza spirituale, scambia con niente il legame posto in essere dalla religio, impedisce che il mistero si trasformi in dogma. E’ grazie alla ricerca libera e personale di Dio, tipica della mistica, che si scava un vuoto nella comunità radicata: al di sotto della religione condivisa, dei legami comunitari, ciascuno è chiamato alla solitudine per il colloquio con il Padre che abita nel segreto. I mistici introducono un punto di estraneità nella condivisione, aprono un vuoto nella compattezza dei vincoli religiosi.

fonte: http://www.magverona.it/wp-content/uploads/2011/09/master-2010_02_dispensa-TOMMASI.pdf

giovedì 5 maggio 2016

Il lupo della steppa

Ieri, più o meno a quest'ora, mi ritrovavo a supplicare il cielo pensando: per favore Italo Calvino...ti prego Hermann Hesse...per favore Hesse, mandami un segno, dimmi che sto dando valore al mio tempo, dimmi che vale la pena di scrivere.

Ieri sera sulla via di casa, tornando dal corso, ho trovato Der Steppenwolf, Il lupo della steppa, in una fioriera, sul ciglio della strada.

Continuerò il libro, portandolo a conclusione.

giovedì 28 aprile 2016

Verrà usato nel libro.

A- è che sei camaleontica nella tua unicità
E- eh?
A- sei incostante nell'essere sempre diversa dal prevedibile

martedì 12 aprile 2016

.

Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente?... Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!
(Mezzogiorno; momento dell’ombra piú corta, fine del lunghissimo errore; apogeo dell’umanità: INCIPIT ZARATHUSTRA).

mercoledì 2 marzo 2016

la nostalgia per il mare

Se vuoi costruire una barca,
non radunare uomini per tagliare legna,
dividere i compiti e impartire ordini,
ma insegna loro la nostalgia
per il mare vasto ed infinito.
Antoine de Saint-Exupéry

martedì 1 marzo 2016

.

Semina un pensiero e nascerà un’azione, semina un’azione e nascerà un’abitudine, semina un’abitudine e nascerà un carattere, semina un carattere e nascerà un destino. Buddha

sabato 27 febbraio 2016

http://www.openculture.com/2012/09/peter_sellers_gives_a_quick_demonstration_of_british_accents.html

giovedì 25 febbraio 2016

Cercavo un inizio ad effetto

Ho smesso di contare le volte in cui, arrivata alla seconda riga, ho cancellato e riscritto tutto nuovamente. Cercavo un inizio ad effetto, qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo, qualcosa di grandioso, ma agli occhi. Non ci sono riuscita. Poi ho capito, ricordando ciò che non avevo mai saputo: che per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.


Frida Kahlo

martedì 23 febbraio 2016

Corto Maltese

Corto: A cosa stava pensando, signor Slütter?.
Slütter: Pensavo agli anni andati e me ne andavo così...
distrattamente incontro la mia giovinezza!...
Sia pure inconsciamente uno cerca di rincontrarla...
Corto: Fermarsi nel passato come fa lei...
è come custodire un cimitero.

Create Results Not Excuses

Create Results Not Excuses
You can learn from your mistakes by looking for explanations. Accept full responsibility for the way you think, feel, and behave without blaming other people or circumstances. Don’t waste valuable time and energy trying to justify why you shouldn’t be held accountable.

https://www.psychologytoday.com/blog/what-mentally-strong-people-dont-do/201505/what-mentally-strong-people-do-when-things-go-wrong?utm_source=FacebookPost&utm_medium=FBPost&utm_campaign=FBPost

(..)

  • Nei momenti difficili ricordati che il futuro è importante. Il tuo obiettivo è costruire un futuro in maniera responsabile, riflessiva e onesta, libero dalla morsa esercitata dalle abitudini del passato.

L'apprendimento cambia il nostro cervello

http://www.neocogita.com/lapprendimento-cambia-il-nostro-cervello/


A proposito di neuroplasticità…

Abbiamo già detto più volte che il cervello è un organo plastico, ossia può cambiare nel corso della vita di una persona grazie alla sua capacità di riorganizzarsi formando nuove connessioni neuronali (potete rivedere questoarticolo).
Oltre a fattori generici, l’ambiente in cui si vive e le azioni svolte hanno un ruolo fondamentale.
La neuroplasticità si presenta nel cervello in tre casi:
  • alla nascita, quando il cervello si deve organizzare per la prima volta;
  • in caso di danno cerebrale, per compensare alla perdita di funzioni o per massimizzare le funzioni restanti;
  • durante l’età adulta, ogni volta che si apprende e memorizza qualcosa di nuovo.

Plasticità e danni cerebrali

Una sorprendente conseguenza della neuroplasticità è che l’attività cerebrale associata a una funzione può spostrsi in un posto diverso come conseguenza della normale esperienza, di un danno cerebrale o di un recupero.
In letteratura, infatti, vi sono diversi esempi. Uno è il caso di un chirurgo di 50 anni colpito da un ictus, con conseguente paralisi del braccio sinistro. Durante la riabilitazione, braccio e mano destri vengono immobilizzati e gli viene chiesto di pulire il tavolo. Una cosa impossibile al primo colpo, ma pian piano il cervello ha cominciato a ricordare come faceva a muovere il braccio prima. L’uomo ha quindi re-imparato a scrivere, giocare a tennis… le funzioni delle aree del cervello compromesse per l’ictus si sono trasferite in altre regioni sane.
Il cervello fa fronte ai danni subiti riorganizzandosi e formando nuove connessioni tra neuroni intatti tramite l’attività.

Plasticità, apprendimento e memoria

Fonte: Wikipedia
Fonte: Wikipedia
Per molto tempo si è creduto che con l’età le connessioni nel cervello diventassero fisse. La ricerca, però, ha dimostrato che il cervello non smette mai di cambiare grazie all’apprendimento.
I cambiamenti associati all’apprendimento avvengono principalmente al livello delle connessioni neuronali. Si possono formare nuove connessioni e la struttura interna delle sinapsi esistenti si può modificare. Ad esempio,diventando esperti in un campo specifico, le aree del cervello che trattano questo tipo di abilità crescono.
Probabilmente avrete già sentito dell’incredibile memoria dei taxisti londinesi, che devono ricordare benissimo ogni strada della città: questa loro capacità ha trasformato i loro cervelli, e nello specifico il loro ippocampo, rendendolo più grande. L’ippocampo, infatti, è la regione cerebrale specializzata nell’acquisizione e nell’utilizzo di informazioni spaziali complesse per un efficiente orientamento.
Similmente, si osserva una corteccia parietale inferiore sinistra più grande nei bilingui rispetto ai monolingui, oppure un maggior volume della materia grigia nei musicisti professionisti o amatoriali, rispetto ai non musicisti. Anche negli studenti si sono verificati cambiamenti cerebrali a seguito dello studio. Nel 2006, Draganski e colleghi hanno confrontato il cervello di studenti di medicina tre mesi prima del loro esame in medicina e subito dopo averlo sostenuto con quello di studenti che non stavano studiando in quel periodo. Si sono osservati cambiamenti indotti dallo studio in regioni della corteccia parietale e nell’ippocampo, tutte regioni coinvolte nel recupero della memoria e nell’apprendimento.

10 Thinking Errors That Will Crush Your Mental Strength ... and how to overcome them. Posted Jan 24, 2015

https://www.psychologytoday.com/blog/what-mentally-strong-people-dont-do/201501/10-thinking-errors-will-crush-your-mental-strength?utm_source=FacebookPost&utm_medium=FBPost&utm_campaign=FBPost

Mental strength requires a three-pronged approach—managing our thoughts,regulating our emotions, and behaving productively despite our circumstances.
While all three areas can be a struggle, it's often our thoughts that make it most difficult to be mentally strong. 
As we go about our daily routines, our internal monologue narrates our experience. Our self-talk guides our behavior and influences the way we interact with others. It also plays a major role in how you feel about yourself, other people, and the world in general.
Quite often, however, our conscious thoughts aren't realistic; they're irrational and inaccurate. Believing our irrational thoughts can lead to problems including communication issues, relationship problems, and unhealthy decisions.
Whether you're striving to reach personal or professional goals, the key to success often starts with recognizing and replacing inaccurate thoughts. The most common thinking errors can be divided into these 10 categories, which are adapted from David Burns's book, Feeling Good: The New Mood Therapy(link is external).
1. All-or-Nothing Thinking
Sometimes we see things as being black or white: Perhaps you have two categories of coworkers in your mind—the good ones and the bad ones. Or maybe you look at each project as either a success or a failure. Recognize the shades of gray, rather than putting things in terms of all good or all bad.
2. Overgeneralizing
It's easy to take one particular event and generalize it to the rest of our life. If you failed to close one deal, you may decide, "I'm bad at closing deals." Or if you are treated poorly by one family member, you might think, "Everyone in my family is rude." Take notice of times when an incident may apply to only one specific situation, instead of all other areas of life.
3. Filtering Out the Positive
If nine good things happen, and one bad thing, sometimes we filter out the good and hone in on the bad. Maybe we declare we had a bad day, despite the positive events that occurred. Or maybe we look back at our performance and declare it was terrible because we made a single mistake. Filtering out the positive can prevent you from establishing a realistic outlook on a situation. Develop a balanced outlook by noticing both the positive and the negative.
4. Mind-Reading
We can never be sure what someone else is thinking. Yet, everyone occasionally assumes they know what's going on in someone else's mind. Thinking things like, "He must have thought I was stupid at the meeting," makes inferences that aren't necessarily based on reality. Remind yourself that you may not be making accurate guesses about other people's perceptions.
5. Catastrophizing
Sometimes we think things are much worse than they actually are. If you fall short on meeting your financial goals one month you may think, "I'm going to end up bankrupt," or "I'll never have enough money to retire," even though there's no evidence that the situation is nearly that dire. It can be easy to get swept up into catastrophizing a situation once your thoughts become negative. When you begin predicting doom and gloom, remind yourself that there are many other potential outcomes.
6. Emotional Reasoning
Our emotions aren't always based on reality but we often assume those feelings are rational. If you're worried about making a career change, you might assume, "If I'm this scared about it, I just shouldn't change jobs." Or, you may be tempted to assume, "If I feel like a loser, I must be a loser." It's essential to recognize that emotions, just like our thoughts, aren't always based on the facts.
7. Labeling
Labeling involves putting a name to something. Instead of thinking, "He made a mistake," you might label your neighbor as "an idiot." Labeling people and experiences places them into categories that are often based on isolated incidents. Notice when you try to categorize things and work to avoid placing mental labels on everything.
8. Fortune-telling
Although none of us knows what will happen in the future, we sometimes like to try our hand at fortune-telling. We think things like, "I'm going to embarrass myself tomorrow," or "If I go on a diet, I'll probably just gain weight." These types of thoughts can become self-fulfilling prophecies if you're not careful. When you're predicting doom and gloom, remind yourself of all the other possible outcomes.
9. Personalization
As much as we'd like to say we don't think the world revolves around us, it's easy to personalize everything. If a friend doesn't call back, you may assume, "She must be mad at me," or if a co-worker is grumpy, you might conclude, "He doesn't like me." When you catch yourself personalizing situations, take time to point out other possible factors that may be influencing the circumstances.
10. Unreal Ideal
Making unfair comparisons about ourselves and other people can ruin our motivation. Looking at someone who has achieved much success and thinking, "I should have been able to do that," isn't helpful, especially if that person had some lucky breaks or competitive advantages along the way. Rather than measuring your life against someone else's, commit to focusing on your own path to success.
Fixing Thinking Errors
Once you recognize your thinking errors, you can begin trying to challenge those thoughts. Look for exceptions to the rule and gather evidence that your thoughts aren't 100% true. Then, you can begin replacing them with more realistic thoughts.
The goal doesn't need to be to replace negative thoughts with overly idealistic or positive ones. Instead, replace them with realistic thoughts. Changing the way you think takes a lot of effort initially, but with practice, you'll notice big changes—not just in the way you think, but also in the way you feel and behave. You can make peace with the past, look at the present differently, and think about the future in a way that will support your chances of reaching your goals.
Amy Morin is a licensed clinical social worker and an internationally recognized expert on mental strength. Her new book, 13 Things Mentally Strong People Don't Do: Take Back Your Power, Embrace Change, Face Your Fears, and Train Your Brain for Happiness and Success(link is external), is filled with strategies and exercises to help you avoid those common pitfalls that can prevent you from reaching your full potential. Watch the video trailer below to learn about her personal story behind the book.

domenica 21 febbraio 2016

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Ogni oggetto esiste solo in un soggetto che lo riconosce. Ogni soggetto esiste in un tu che riconosce.

venerdì 22 gennaio 2016

Spero che non perderai mai il senso di meraviglia


Spero che non perderai mai il senso di meraviglia;
Sentiti sazia mangiando, ma non perdere mai quella fame;
Possa tu non dare mai per scontato neppure un singolo respiro;
Spero che tu ti senta ancora piccola, quando stai di fronte all’oceano;
Quando una porta si chiude, io spero che un’altra si apra;
Promettimi che darai a ciò in cui credi una possibilità di lottare,
E quando ti si presenterà la scelta di star seduta in disparte, o di danzare, io spero che danzerai, spero che danzerai.
Spero che non avrai mai paura delle montagne che vedi in distanza, non prendere mai il sentiero più facile;
Vivere può voler dire fare scelte, ma vale la pena di farle;
Amare può rivelarsi un errore, ma vale la pena di farlo;
Non lasciare che qualche inferno ti pieghi il cuore, ti lasci amareggiata.
Quando ti senti vicina a mollare tutto, riconsidera, dai ai cieli sopra di te qualcosa di più di uno sguardo fuggevole.
E quando ti si presenterà la scelta di star seduta in disparte, o di danzare, io spero che danzerai, spero che danzerai, spero che danzerai.

Hwang Jin Yi, coreana, cortigiana, poeta, danzatrice, cantante.


(...) poesia sijo scritta per accompagnare la danza; i sijo erano pensati per essere cantati, non recitati. Il nome d'arte di Hwang Jin Yi era Myeongwo, e significa Luna Splendente. Hwang Jin Yi era una gisaeng o ginyeo: un’intrattenitrice.

giovedì 21 gennaio 2016

l primo e maggiore errore

Il primo e maggiore errore era stato di voler uscire dalla propria anormalità, di cercare una normalità purchessia attraverso la quale comunicare con gli altri. 
Alberto Moravia

mercoledì 6 gennaio 2016

star and a pure heart

“It is true that palaces have been built in My honor, with galleries and peristyles without number, magnificently illuminated day and night, populated with guards and sentries. But if you want to find Me there, the clever thing is to do as they did on the old road in Judea, buried under the snow, and ask for the only thing you need– a star and a pure heart.”

Amor fati

I want to learn more and more to see as beautiful what is necessary in things; then I shall be one of those who make things beautiful. Amor fati: let that be my love henceforth! I do not want to wage war against what is ugly. I do not want to accuse; I do not even want to accuse those who accuse. Looking away shall be my only negation. And all in all and on the whole: some day I wish to be only a Yes-sayer.

Friedrich Nietzsche, section 276 of The Gay Science: