domenica 5 gennaio 2014

28 anni

Nella parabola del movimento tra la condizione di studente e lavoratore, tra il paese d’origine e l’estero, nei continui traslochi, spostandomi dalla cucina dove sto cenando alla stanza vuota da ammobiliare, a un’ora dal compleanno dei miei 28 anni, so che lo stadio raggiunto non è ancora quello definitivo.
Allo stesso tempo, so che gli scritti iniziati nel periodo di studente a tempo pieno vedranno nel mio movimento una crescita stabile; gli interventi, più di rafforzamento che di ampliamento, non saranno massicci come un anno fa, e dovrò sperimentare un’alleanza con il tempo libero per rifondare un modo nuovo di costruire la mia tendenza a creare: è un provare, è un andare verso.

Quando i movimenti di costruzione si alterneranno agli abbandoni, se fondo e poi distruggo, non mi si potrà imputare alcuna morale: ogni movimento lo svolgo con una volontà identica alla mia innocenza. 
E gioco, sempre, senza prendermi troppo sul serio ma eternamente con responsabilità.
Non conosco sazietà se non riprendo la mia storia! Quando ho bisogno di fondare, mi costringo a spingermi più in là, divento io, lo slancio, il movimento, lo sperimentare. 
È senso di responsabilità ma è progressione senza avere certezze. 
Consapevole della mia gioventù e della mia testa, so di potermi suscitare condizioni nuove per fondare fantastiche storie da vivere. Non trascurabile, sono in compagnia di ottimi amici.

Sto vivendo nella stanza degli ospiti, e pur non avendo ancora un materasso nella mia futura stanza- una singola di 18 metri quadri che come nei miei sogni migliori dà su un giardino- sogno una scrivania immensa su cui le mie future avventure prenderanno corpo, dove le rimanenti 60 pagine de L’educazione alla gioia verranno scritte; su quella scrivania gigante, che non ho ancora ma che so immaginare, potrò collocare penne, astucci, e arborescenti sequenze variabili di matite, gomme, piume, gatti immaginari, vasetti di yogurt e di miele, tazze zeppe di the, bottoni che continuo a perdere, dizionari di lingue da imparare, antiinfiammatori e olio al mentolo e crema alla salvia che porto con me per necessità e superstizione, approderanno, e nelle perfetta collocazione che non esiste ancora, so immaginare ogni oggetto in perfetto caos.

Precisamente nell'incertezza e nel disordine, nell'immaginarmi qualcosa che non ho ancora, so che sarò scrittore e che passerò tanto tempo su quella scrivania. So che qualche volta, come capita ai bambini di rifiutare un giocattolo, lascerò la scrittura ma la riprenderò subito, per innocente capriccio, per saziarmi, per divertirmi, per fondare mondi, per dare un motivo alle tazze di the, e tornerò subito a quella scrivania, così, quando i gatti mi verranno a fare visita, mi collegherò a mondi fantastici, inventerò navi pirata che affondano nel mio the, adatterò la realtà in base alle allucinazioni e farò del mio mondo intimo un giardino che attrae gatti. 
Contemplerò il mondo bellissimo anche di notte, e dalla finestra della stanza dove andrò a vivere, tratteggerò le creature dei sogni con la mia potenza interiore evocata, affinché, nello slancio, nel rilievo preciso, quei mondi avranno vita eterna.

giovedì 2 gennaio 2014

Nove traslochi e il lavoro all'estero.

Per questo ho traslocato nove volte nel 2013, per arrivare alla nuova casa del 2014. Ho cambiato tre città in pochi mesi, ho iniziato a lavorare all'estero e sono giorni, anche adesso, che prego, affinché, nonostante i dolori della sinusite, in attesa di andare dall'otorino, riprenda l’abitudine a scrivere.

Scrivo, intesso come in una stuoia di giunchi le avventure, augurandomi che la fantasticheria riprenda possesso di me e continui quell'opera che ho in mente da tre anni. Che cosa sarebbe la mia vita
se non la rendessi ogni giorno, con il mio volere, con una straordinaria opera di invenzione e ricostruzione, un capolavoro, se non evocassi costantemente quello spirito di inventiva che dagli estremi relitti grida, tuona, e come una luce di crepuscolo, tra le fronde, dal basso del sottobosco, da sotto i recinti delle quiete case di campagna si risolleva in un sole e ravviva di luce la vita creativa che avevo abbandonato da secoli.

L’avventura non è là, immobile, ad aspettare che le si vada incontro, scintilla qui, adesso, ed è vivida in me,

ne odo già le rime e sento di poterne fissare il rumore battendolo lettera per lettera, come fossi un fuoco che balza di qua e di là.