martedì 12 settembre 2017

Abbiamo distribuito abili pseudonimi per renderci irriconoscibili


Abbiamo scritto l'anti-Edipo in due. Poiché ciascuno di noi era parecchi, si trattava già di molta gente. Qui [in Mille piani] abbiamo utilizzato tutto quello che ci avvicinava, il più vicino e il più lontano. Abbiamo distribuito abili pseudonimi per renderci irriconoscibili. Perché abbiamo conservato i nostri nomi? Per abitudine, unicamente per abitudine. Per renderci a nostra volta irriconoscibili. Per rendere impercettibile, non tanto noi stessi, ma ciò che ci fa agire, sentire o pensare. E poi perché è piacevole parlare come tutti, dire che sorge il Sole, quando ognuno sa che è soltanto un modo di dire. Non arrivare al punto in cui non si dice più: "Io", ma al punto in cui non ha più alcuna importanza dire o non dire: "Io". Non siamo più noi stessi. Ognuno riconoscerà i suoi. Siamo stati aiutati, aspirati, moltiplicati.


Deleuze-Guattari

Fu il mio ingresso nell'irraggiarsi dell'immaginazione.

Mia madre mi insegnò a pregare; mi insegnò la preghiera che sua madre aveva insegnato a lei. È venuta l'ora di coricarsi e dormire, prego Dio che l'anima mia voglia custodire. Al tramonto mi inginocchiavo di fronte al letto mentre lei, in piedi, in compagnia della onnipresente sigaretta, mi ascoltava recitare seguendo il suo esempio.

Non c'era nulla che desiderassi di più che recitare le preghiere, eppure quelle parole mi turbavano, perciò tempestai mia madre di domande. Cos'è l'anima? Che colore ha? Temevo che la mia anima, dispettosa, potesse sgattaiolare via mentre sognavo e non fare più ritorno. Mi sforzavo di non addormentarmi per tenerla dentro di me, nel luogo a cui apparteneva. Fu forse per soddisfare la mia curiosità che mia madre mi iscrisse alla Scuola della Domenica. Dovevamo imparare a memoria i versetti della Bibbia e la parola di Gesù. Dopodiché venivamo messi in fila e ricompensati con un cucchiaio di miele di favo.

Nel barattolo c'era un solo cucchiaio che veniva usato per numerosi bambini tossicchianti; di fronte al cucchiaio mi ritraevo d'istinto, però accettai con solerzia l'idea di Dio. Immaginare una presenza sopra di noi, in perenne movimento, simile a stelle liquide, mi rallegrava. Non paga delle preghiere da bambina, cominciai a tormentare mia madre affinché mi permettesse di inventarmene di mie. Fui sollevata di non dover più ripetere le parole Se prima del risveglio la morte dovessi incontrare, prego Dio ché l'anima mia voglia salvare e di poter invece esprimere ciò che avevo nel cuore.

Finalmente libera, mi distendevo sul letto vicino alla stufa a carbone a bisbigliare con vigore lunghe missive a Dio. Non ero una gran dormigliona, perciò credo di averlo assillato con infinite e solenni promesse, fantasie e proponimenti.

Tuttavia col passare del tempo arrivai a sperimentare un nuovo tipo di preghiera; una preghiera silente, che richiedeva di ascoltare anziché parlare. Il mio torrentello di parole andò così a dissolversi nella complessa percezione di un movimento fatto di espansioni e contrazioni. Fu il mio ingresso nell'irraggiarsi dell'immaginazione.

Just kids, Patti Smith