domenica 10 dicembre 2017

Cada persona brilla con luz propia entre todas las demás.

El mundo es eso -reveló- un montón de gente, un mar de fueguitos.
Cada persona brilla con luz propia entre todas las demás.
No hay dos fuegos iguales. Hay fuegos grandes y fuegos chicos y fuegos de todos los colores. Hay gente de fuego sereno, que ni se entera del viento, y gente de fuego loco que llena el aire de chispas. Algunos fuegos, fuegos bobos, no alumbran ni queman; pero otros arden la vida con tanta pasión que no se puede mirarlos sin parpadear, y quien se acerca se enciende.
Il mondo è fatto così – , rivelò. – Un mucchio di gente, un mare di fuocherelli.
Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre. Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C’è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l’aria di faville. Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume né bruciano. Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi; e chi si avvicina va in fiamme.
Eduardo Galeano

Chove. É Dia de Natal

Lá para o Norte é melhor: 

Há a neve que faz mal, 
E o frio que ainda é pior. 

E toda a gente é contente 
Porque é dia de o ficar. 
Chove no Natal presente. 
Antes isso que nevar. 

Pois apesar de ser esse 
O Natal da convenção, 
Quando o corpo me arrefece 
Tenho o frio e Natal não. 

Deixo sentir a quem quadra 
E o Natal a quem o fez, 
Pois se escrevo ainda outra quadra 
Fico gelado dos pés. 

Fernando Pessoa, Cancioneiro

martedì 12 settembre 2017

Abbiamo distribuito abili pseudonimi per renderci irriconoscibili


Abbiamo scritto l'anti-Edipo in due. Poiché ciascuno di noi era parecchi, si trattava già di molta gente. Qui [in Mille piani] abbiamo utilizzato tutto quello che ci avvicinava, il più vicino e il più lontano. Abbiamo distribuito abili pseudonimi per renderci irriconoscibili. Perché abbiamo conservato i nostri nomi? Per abitudine, unicamente per abitudine. Per renderci a nostra volta irriconoscibili. Per rendere impercettibile, non tanto noi stessi, ma ciò che ci fa agire, sentire o pensare. E poi perché è piacevole parlare come tutti, dire che sorge il Sole, quando ognuno sa che è soltanto un modo di dire. Non arrivare al punto in cui non si dice più: "Io", ma al punto in cui non ha più alcuna importanza dire o non dire: "Io". Non siamo più noi stessi. Ognuno riconoscerà i suoi. Siamo stati aiutati, aspirati, moltiplicati.


Deleuze-Guattari

Fu il mio ingresso nell'irraggiarsi dell'immaginazione.

Mia madre mi insegnò a pregare; mi insegnò la preghiera che sua madre aveva insegnato a lei. È venuta l'ora di coricarsi e dormire, prego Dio che l'anima mia voglia custodire. Al tramonto mi inginocchiavo di fronte al letto mentre lei, in piedi, in compagnia della onnipresente sigaretta, mi ascoltava recitare seguendo il suo esempio.

Non c'era nulla che desiderassi di più che recitare le preghiere, eppure quelle parole mi turbavano, perciò tempestai mia madre di domande. Cos'è l'anima? Che colore ha? Temevo che la mia anima, dispettosa, potesse sgattaiolare via mentre sognavo e non fare più ritorno. Mi sforzavo di non addormentarmi per tenerla dentro di me, nel luogo a cui apparteneva. Fu forse per soddisfare la mia curiosità che mia madre mi iscrisse alla Scuola della Domenica. Dovevamo imparare a memoria i versetti della Bibbia e la parola di Gesù. Dopodiché venivamo messi in fila e ricompensati con un cucchiaio di miele di favo.

Nel barattolo c'era un solo cucchiaio che veniva usato per numerosi bambini tossicchianti; di fronte al cucchiaio mi ritraevo d'istinto, però accettai con solerzia l'idea di Dio. Immaginare una presenza sopra di noi, in perenne movimento, simile a stelle liquide, mi rallegrava. Non paga delle preghiere da bambina, cominciai a tormentare mia madre affinché mi permettesse di inventarmene di mie. Fui sollevata di non dover più ripetere le parole Se prima del risveglio la morte dovessi incontrare, prego Dio ché l'anima mia voglia salvare e di poter invece esprimere ciò che avevo nel cuore.

Finalmente libera, mi distendevo sul letto vicino alla stufa a carbone a bisbigliare con vigore lunghe missive a Dio. Non ero una gran dormigliona, perciò credo di averlo assillato con infinite e solenni promesse, fantasie e proponimenti.

Tuttavia col passare del tempo arrivai a sperimentare un nuovo tipo di preghiera; una preghiera silente, che richiedeva di ascoltare anziché parlare. Il mio torrentello di parole andò così a dissolversi nella complessa percezione di un movimento fatto di espansioni e contrazioni. Fu il mio ingresso nell'irraggiarsi dell'immaginazione.

Just kids, Patti Smith

lunedì 28 agosto 2017

E quando non sanno che etichetta appiccicarmi alla fronte, dicono: "È un uomo strano, strano!".

ASTROV In un uomo tutto deve essere bello: il viso, gli abiti, l'anima, il pensiero. Lei è bellissima, non si discute, ma... non fa che mangiare, dormire, passeggiare, incantarci tutti con la sua bellezza, e nulla più. Non ha doveri di sorta, per lei lavorano gli altri... Non è così? Una vita oziosa non può essere pura.

 Comunque può darsi che io sia troppo severo nei suoi confronti. Io non sono appagato dalla vita, come vostro zio Vanja, e tutti e due stiamo diventando borbottoni.

SONJA Siete insoddisfatto della vita?

ASTROV Nel complesso amo la vita, ma la nostra vita, provinciale, russa, borghesuccia, non riesco a sopportarla e la disprezzo con tutte le forze dell'anima mia. Per quanto riguarda la mia vita personale, privata, beh, non c'è proprio niente di buono. Sapete, se si cammina per un bosco in una notte fonda, e intanto in lontananza brilla una luce, allora non si avvertono né la stanchezza, né l'oscurità, né i rami spinosi che ti sbattono sul viso... Io lavoro, e voi lo sapete, come nessun altro nel distretto, il destino mi colpisce senza sosta, talvolta soffro in modo insopportabile, ma in lontananza non vedo luci. Non aspetto più niente per me stesso, non amo gli uomini... Da tempo non amo più nessuno.

SONJA Nessuno?

ASTROV Nessuno. Provo una certa tenerezza soltanto per la nostra balia, è una questione di ricordi. I contadini sono tanto monotoni, arretrati, vivono nella sporcizia, e con gli intellettuali è difficile capirsi. Stancano. Tutti loro, i nostri buoni conoscenti, hanno pensieri meschini, sentimenti meschini e non vedono più in là del proprio naso: sono semplicemente stupidi. E i più intelligenti e concreti, sono isterici, corrosi dall'analisi, dalla riflessione... Si lagnano, odiano, calunniano fino a farti male, si accostano agli altri di lato, guardano di traverso e sentenziano: "Questo è uno psicopatico!", oppure: "Questo parla a vanvera!". E quando non sanno che etichetta appiccicarmi alla fronte, dicono: "È un uomo strano, strano!". Io amo il bosco: questo è strano; io non mangio carne: anche questo è strano. Non esiste più un rapporto diretto, puro, libero degli uomini con la natura... No e poi no!  

Anton Pavlovic Cechov, Zio Vanja

Il bisogno della chiarezza

Il bisogno della chiarezza, della semplicità è anche un'aspirazione intellettuale: chi parla in modo chiaro è più ambizioso di chi si accontenta dei modesti trionfi di un linguaggio incomprensibile. Chi parla in modo chiaro risponde a una sfida molto ardua: mettere a confronto il suo sapere tecnico con il collaudo della lingua comune.
Dentro la sera
Conversazioni sullo scrivere, Giuseppe Pontiggia

martedì 25 luglio 2017

conquiste

C'è da festeggiare. L'ortopedico mi ha detto che la muscolatura del collo è molto migliorata e ho gestito completamente in tedesco una visita ottica. Ah, pare che debba cambiare la lente sinistra.

venerdì 24 marzo 2017

Io non capisco.

Non capisco perché quando chiedo ad un tedesco se possa aiutarmi con una traduzione invece che dirmi sì o no mi debba dare un'opinione circa 1) la questione morale di aiutare con una traduzione ("meglio se la scrivi da sola facendo errori invece che imbrogliare") 2 ) ti spiega cosa dovresti scrivere senza che venga lui chiesto.

martedì 14 marzo 2017

Il mio vicino di banco afghano

Il mio vicino di banco, quello sulla destra, è afghano e si chiama Massih. Ho raccolto tre aneddoti che lo riguardano.

io: mi piace il tuo maglione!

M: grazie! Stando ai miei codici culturali adesso dovrei regalartelo. In Medio Oriente, quando una persona riceve un complimento per un oggetto, deve darlo in dono.
io: no,no,no grazie come accettato!

M : beh comunque non potrei perché è un maglione da uomo e tu sei donna. Comunque ricordati queste parole perché se verrai mai in Medio Oriente dovrai accettare un sacco di regali!

*

Descrizione della propria città natale, gruppi di tre persone:

Compagno di banco curdo: (...) da quando l'Isis ci ha distrutto la città abbiamo perso tutti gli edifici quindi non posso descrivere molto.  (e lo diceva con tristezza mista a accettazione dei fatti)

M: io vengo da Kabul  (* ma quando c'era il regime dei Talebani ha vissuto in Pakistan).
Kabul è (* e descriveva storie sanguinose sul passato della città). (...) settimana scorsa un'autobomba s'è fatta esplodere vicino ad un ospedale militare e uno è entrato armato nell'edificio e ha ucciso tutti, piano per piano e poi si è suicidato. (e lo diceva con un sentimento che ho interpretato di nuovo come tristezza mista a accettazione dei fatti).

(io non ho avuto il tempo per parlare di Como perché ho usato il tempo a chiedere della vita in Medio Oriente).

*

Circa la porta dell'aula difettosa.

Io: non riesco ad aprire la porta.

Tizio iraniano: aprila con un piede!

M: No,  aprila con amore.


*

domenica 12 marzo 2017

rileggendo e sistemando il libro



C’era il solito muretto del chiostro dove loro due si mettevano a sedere schiena contro schiena, lì si portavano sempre appresso un qualche libro comprato al mercatino dell’antiquariato, reperti semi polverizzati o in fase di ingiallimento e fogli fitti di schizzi. Proprio lì, esattamente in quell’angolo del chiostro dove lei lo stava aspettando, c’erano delle piantine di tarassaco spelacchiate. Sembrò che conoscesse a memoria quel posto e a pensarci bene era per lei una specie di salotto. Andava sempre lì finiti i laboratori, anche da sola, e passava ore ed ore nell’esercizio del disegno delle mani, nella ricerca artistica del riccio perfetto delle labbra o dei profili degli studenti freschi di vita, a prendere nota della intuizioni che apparivano sui loro volti dopo una lezione. Era lì dove Giulia si sedeva, aspettava, dove rielaborava in autonomia espressiva il proprio universo poetico, carica di attenzioni per quegli unici segni di distinzione che si sgretolavano nelle pieghe di un volto. Lì mangiava le arancine o le crocchette che vendevano nella rosticceria di fronte alla Statale, si comprava due vaschette al giorno e se ne andava quando la scorta di fogli terminava, alimentandosi di impressioni da disegnare. Era la sua abitudine e trovarla lì era certo quanto vedere i fiori di tarassaco del prato. 

mercoledì 8 marzo 2017

Tiger


Oggi, dopo il corso, faccio il mio solito giro a comprare lo yogurt e dopo aver appoggiato lo zaino sul tavolo fuori dall'Edeka per chiuderlo, un tizio ad un banchetto lì vicino che faceva promozione per un notiziario/giornale inizia a blaterare tantissimo per offrirmi una fantastica promozione. Gli rispondo in inglese perché stravolta e gli dico: no grazie qui in Germania come metti una firma sei fottuto per due anni e mi risponde imbarazzato. Poi mi dice qualcosa e io capisco: wonderful tiger e pensavo di avere addosso qualcosa della Tiger e mi sono detta: ma il mio zaino non è Timberland? Alla fine voleva dirmi che ho gli occhi della tigre.

venerdì 3 marzo 2017

Lezione 03

Cosa vi ha sorpreso come prima cosa qui in Germania?

Ragazzo siriano: Quando sono andato al Bundesamt (ufficio federale) a registrarmi non sapevano come fare. La mia situazione figura sotto al codice: XXA: senza patria. Io sono, sì,  rifugiato politico siriano ma sono nato e cresciuto in Palestina quindi sono senza patria.

lezione 05

Frase con il Plusquamperfekt (Trapassato prossimo) tradotta:

Ragazzo dell'Eritrea: Prima che venissi in Germania, non sapevo quanto fosse difficile la mia vita.

giovedì 2 marzo 2017

lezione 04

Oggi in pausa, un ragazzo iraniano mi ha chiesto se io abbia già ottenuto il permesso di asilo.

mercoledì 1 marzo 2017

lunedì 30 gennaio 2017

giocare.


solo quando l’essere umano gioca è libero perché è lui a creare la realtà.