lunedì 2 marzo 2020

occorre rifarsi a un differente principio di intelligibilità che ci immerga «dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana»

Noi, oggi, possiamo ancora dirci poeti?

Nel rispondere a questa domanda bisognerà anzitutto tenere in considerazione che «i fatti umani non possono misurarsi con il criterio di [una] rettilinea e rigida regola mentale: occorre considerarli, invece, con quella misura flessibile di Lesbo, che, lungi dal voler conformare i corpi a sé, si snodava in tutti i sensi per adattare se stessa alle diverse forme dei corpi» 23. In altri termini, occorre rifarsi a un differente principio di intelligibilità che ci immerga «dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana» (SN44, § 331) e riscopra in essa un’ecce- denza che sfugge alle trame del discorso descrittivo e razionale. Per questa via giungiamo a quello che Baldine Saint Girons (parafrasando Freud) ha definito «le mythe scientifique de Vico» 24, mito richiamato di continuo nel corso della Scienza Nuova e inteso a immortalare la soglia tra mondo animale e mondo umano, il passaggio dallo stadio ferino all’animal symbolicum.

Possiamo ancora dirci poeti? All'origine di una risposta vichiana - Premio Nuova Estetica della Società Italiana d'Estetica, a cura di L. Russo, Centro Internazionale Studi d'Estetica, Palermo 2013.

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